Vie divergenti per approcciare ed evitare

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 02 marzo 2019.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: AGGIORNAMENTO]

 

Da circa cento anni la reazione di attacco o fuga (fight or flight reaction) è nota e studiata come risposta elementare di base allo stress: un modello che ha consentito a Walter Cannon di scoprire l’asse di attivazione adrenomidollare, con rilascio delle catecolamine, e ad Hans Selye di identificare l’asse ACTH-cortisolo, gettando le basi per la comprensione della fisiologia delle emozioni. In condizioni estreme, questo schema funzionale emerge e si rende evidente anche nei mammiferi più evoluti, inclusi i primati e, tra questi, la nostra specie.

Nell’uomo, la varietà delle scelte comportamentali e l’ampia gamma degli atti sociali generalmente coprono i pattern biologici innati più schematici e istintivi, perché l’agire umano è in massima parte guidato da elaborazioni neoencefaliche di astrazioni concettuali legate a valori di civiltà e cultura, che conferiscono a ciò che si compie significato implicito o esplicito nell’attualità cosciente. In tal modo, si produce l’evidenza di un comportamento in gran parte razionale, modellato da doveri, compiti, opportunità, necessità sociali e convenzioni, e non determinato quasi esclusivamente da bisogni ed esigenze biologiche, come accade nel resto del mondo animale. Nella tendenza ad evitare persone, luoghi e circostanze, si può riconoscere l’impronta di un’originaria reazione di fuga; tuttavia, si tratta di qualcosa di diverso, di un atteggiamento in genere razionalizzato e gestito sulla base della psicologia individuale di ciascuno.

La tendenza ad evitare, che possiamo interpretare come memoria paradigmatica derivata soprattutto da una sommatoria di esperienze minacciose che le specie hanno accumulato nella filogenesi e, in parte, quale conseguenza di apprendimento condizionato nel corso della vita di ciascun individuo, si contrappone al desiderio di approcciare ed esplorare, al punto che le due tendenze possono talora entrare in conflitto. Per queste spinte opposte, le conoscenze attuali sulle basi neurobiologiche del comportamento indicano l’importanza dei sistemi neuronici del cosiddetto “cervello emotivo” – un tempo declinato in termini di sistema limbico ma ancora non sono state individuate con precisione le vie nervose implicate. Samara Miller, Daniele Marcotulli, Angela Shen e Larry Zweifel hanno identificato una popolazione di neuroni attivati sia dall’atto dell’evitare uno stimolo minaccioso che dal movimento di approccio, e hanno scoperto che le differenti proiezioni originate da specifiche sottopopolazioni di queste cellule dell’amigdala mediano i due differenti comportamenti.

(Miller S. M., Divergent medial amygdala projections regulate approach-avoidance conflict behavior. Nature Neuroscience - Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-019-0337-z, Feb 25, 2019).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Psychiatry, Departments of Biology and Anthropology, Department of Pharmacology, University of Washington, Seattle (USA); Department of Experimental and Clinical Medicine, Polytechnic University of Marche, Ancona (Italia).

Per introdurre l’anatomo-fisiologia del complesso nucleare amigdaloideo, si riporta il brano seguente:

“L’amigdala o corpo nucleare amigdaloideo[1] è un agglomerato nucleare pari e simmetrico grigio-rossastro a forma di mandorla del diametro di 10-12 mm, situato nella profondità dorso-mediale del lobo temporale, in prossimità topografica della coda del nucleo caudato, ma non collegata fisiologicamente al controllo motorio e procedurale dei nuclei del corpo striato. L’amigdala, da una parola greca che vuol dire mandorla, occupa la parte anteriore del giro paraippocampico e la parte iniziale dell’uncus, sporgendo davanti al corno di Ammone. Descritta in anatomia con i nuclei della base telencefalica, al suo interno è composta da agglomerati di pirenofori che formano una dozzina di piccoli nuclei classificati in vario modo, anche se più spesso ripartiti in tre aree: amigdala laterale (AL), amigdala centrale (AC) ed amigdala basale (AB). In neurofisiologia l’amigdala è tradizionalmente considerata parte del sistema limbico ma, come è noto, la concezione di Paul McLean secondo cui l’insieme delle aree filogeneticamente più primitive costituiva una unità funzionale, detta anche cervello emotivo, è venuta a cadere nel tempo e l’amigdala è stata indagata spesso separatamente o nei suoi rapporti con aree neocorticali. Anche se negli ultimi decenni è stata studiata soprattutto in relazione alla paura e all’apprendimento della paura condizionata, i suoi sistemi neuronici intervengono in una gamma considerevole di processi, quali quelli relativi al conferimento di valore d’affezione a stimoli percettivi, alle associazioni con stimoli sessuali, alle risposte di attenzione motivata in chiave di interesse edonico o di allerta e di allarme. Inoltre, come faceva rilevare il nostro presidente, numerosi studi suggeriscono che questo complesso nucleare, con le sue estese connessioni, svolga un ruolo critico nella regolazione di vari comportamenti cognitivi e sociali, oltre che affettivo-emotivi[2].

Gli studi recenti hanno evidenziato, nell’organizzazione funzionale dei sistemi dell’amigdala in rapporto alle funzioni cognitive ed emotive, una complessità che richiederà un notevole impegno della ricerca per poter essere compresa a fondo e decodificata nel quadro emergente di intricate reti che ci appaiono spesso sovrapposte nel significato funzionale. Tali sistemi si sono infatti evoluti per effetto di vari tipi di pressioni selettive, e si sono organizzati secondo principi differenti da quelli che hanno determinato la compartimentazione funzionale di strutture più semplici, come il midollo spinale.

Samara Miller e colleghi hanno individuato e isolato nel topo una nuova popolazione di cellule nervose amigdaloidee, che è attiva sia durante il comportamento esplorativo di approccio sia durante quello finalizzato all’allontanamento da una minaccia, riconosciuta come tale sulla base delle memorie della specie. Tali cellule sono localizzate esattamente nella regione posteroventrale dell’amigdala mediale (MeApv) e si caratterizzano per l’espressione del recettore D1 della dopamina. L’aspetto neurofisiologico di maggiore rilievo è dato dalle connessioni specifiche stabilite da sottopopolazioni neuroniche, nell’ambito della popolazione MeApv, con l’ipotalamo ventromediale e il nucleo del letto della stria terminale: tali rapporti sinaptici configurano due vere e proprie vie separate e distinte nel valore funzionale. I ricercatori hanno infatti rilevato e confermato sperimentalmente gli effetti opposti mediati dalle due sottopopolazioni MeApv-D1 sul comportamento di evitamento o esplorazione dello stimolo minaccioso. L’osservazione ha dimostrato che queste proiezioni sono potentemente modulate grazie alle azioni opposte della segnalazione legata ai recettori D1, che tende verso il comportamento di approccio.

Nel complesso, i dati emersi dallo studio, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura integrale del testo del lavoro originale, dimostrano l’esistenza di due vie nervose divergenti che prendono origine dai neuroni MeApv e, formando sinapsi con neuroni del nucleo ventromediale dell’ipotalamo e neuroni del nucleo del letto della stria terminale, possono mediare la scelta di conoscere e affrontare lo stimolo minaccioso, oppure ritirarsi, sottrarsi o fuggire.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-02 marzo 2019

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] L’esposizione che segue è tratta da un brano di una relazione tenuta nel 2010 dal presidente della Società Nazionale di Neuroscienze (si veda in Note e Notizie 20-11-10 Basi cerebrali della psicopatia, un disturbo ignorato dal DSM – quarta parte).

[2] Cit. in Note e Notizie 13-10-18 Amigdala e memoria episodica emozionale, tratto da Note e Notizie 10-09-11 Amigdala più grande nei figli di donne depresse. Inoltre, si invita alla lettura delle numerose recensioni di studi su ruoli non emozionali dell’amigdala, nella sezione “Note e Notizie”.